Psicoterapia del bambino e della famiglia

Psicoterapia del bambino e della famiglia

La psicoterapia infantile è definibile come l’insieme degli interventi di cura psicologica rivolti al bambino e alla sofferenza di cui è portatore, che spesso si manifesta attraverso i canali concreti del corpo e del comportamento. Numerose sono infatti le forme di disagio infantile cui la psicoterapia può dare risposta: dai disturbi del comportamento, del sonno, del controllo sfinterico, ai disturbi affettivi, dell’alimentazione e psicosomatici.

Il prototipo di tutto il prendersi cura del bambino è nel tenerlo in braccio (D.W. Winnicott)

Psicoterapia del bambino

Obiettivo cardine ed essenza della psicoterapia infantile è dare significato al sintomo che il bambino manifesta, rileggendolo alla luce della sua storia famigliare e di sviluppo, nonché delle caratteristiche delle relazioni che vive nell’oggi.

Ogni percorso di psicoterapia, prima di essere avviato, necessita di un preciso lavoro di comprensione della sofferenza portata dal soggetto, e ciò è ancora più vero quando si tratta di bambini: occorre infatti comprendere se il sintomo del piccolo sia espressione di una fatica emotiva nell’affrontare una particolare fase o evento della vita, o se invece sia manifestazione di un disagio più profondo e strutturato. Nel primo caso infatti scopo del lavoro terapeutico è quello di aiutare il bambino a “costruire dei ponti” che gli consentano di attraversare tratti del suo percorso di crescita che gli appaiono particolarmente ostici e faticosi; nel secondo invece obiettivo del terapeuta sarà quello di ascoltare e allo stesso tempo dare voce alla sofferenza del bambino, ricercando con lui modi differenti di esprimerla.

I principali strumenti di cui si serve la psicoterapia infantile sono il gioco, il disegno e la fiaba, intesi come canali comunicativi “a misura di bambino”, che consentono al cucciolo d’uomo di esprimere le proprie emozioni percorrendo una strada alternativa a quella della parola: la comunicazione verbale infatti è di più difficile utilizzo in età evolutiva, e meno adatta a veicolare vissuti angoscianti o disturbanti, resi al contrario più tollerabili da canali espressivi che fanno leva sulla fantasia e la creatività.

L’intervento di cura della sofferenza psichica infantile deve essere attuato in complementarietà ad un’azione terapeutica sulle relazioni familiari e genitoriali: diventa fondamentale coinvolgere i genitori del bambino, sia perché siano informati sull’andamento del percorso svolto, e possano instaurare così un lavoro di squadra con il terapeuta, collaborando al raggiungimento dei medesimi obiettivi anche nel contesto domestico, sia perché il cambiamento del bambino spesso si connette ad una ristrutturazione ed evoluzione positiva delle dinamiche relazionali che caratterizzano il suo ambiente di vita.

La costruzione ed il mantenimento di tale forma di alleanza con i genitori – co-terapeuti del terapeuta – prende il nome di sostegno alla genitorialità, il quale, ben lungi dal dispensare istruzioni e ricette di tipo pedagogico, ha lo scopo di favorire in mamma e papà un processo di identificazione affettiva con il bambino e i suoi bisogni emotivi, in modo germogli quella competenza genitoriale il cui seme è per natura dentro di loro.

Sandplay

Il Gioco della sabbia è una terapia non verbale nata come sviluppo junghiano del “Gioco del mondo”, una pratica terapeutica usata principalmente con i bambini e inventata da Margaret Lowenfeld.

Incontri di terapia familiare

Quante volte si torna a casa dal lavoro, o da scuola, sperando di non dover riaffrontare liti e discussioni che sembrano, ormai, essere all’ordine del giorno. Oppure, ci capita di non sentirci capiti dai nostri familiari, sviluppando un senso di rifiuto e abbandono, che spesso alimenta emozioni di rabbia, che sfoghiamo in modi completamente diversi, a seconda delle nostre caratteristiche. Magari, cominciamo ad aggredire tutti, oppure ci chiudiamo in noi stessi, non mangiamo più con appetito, interrompiamo gli studi, etc.

Questi sono solo alcuni dei sintomi che possono svilupparsi all’interno di un nucleo familiare che sta attraversando una fase critica, di fronte ai quali tutti i membri devono fare i conti.

L’orientamento sistemico-familiare considera la famiglia come principale risorsa nella cura delle sofferenze emerse, tanto da coinvolgerla interamente, anche nel caso in cui i sintomi sembrano appartenere solo ad uno dei membri del nucleo.

La terapia familiare è finalizzata a comprendere le dinamiche relazionali su cui si basa l’equilibrio dell’intero sistema familiare, aiutando i vari membri ad individuarle, prenderne consapevolezza e modificare quelle che possono aver generato comportamenti disfunzionali.

Gli incontri familiari non saranno volti a cercare “le colpe” di qualcuno, a scapito di un altro dei diversi membri, ma ad individuare e riconoscere la sofferenza di ognuno, in un’ottica di condivisione della stessa, da parte di tutti.

“Sento che se anche sbaglio qualcosa l’amore che c’è tra me e i miei figli è più forte. Anche il rapporto con i miei genitori è cambiato tanto. Dopo averli tanto criticati con voi, ora sento che mi hanno dato e mi stanno dando il loro amore e il loro affetto secondo le loro modalità.”
Stella, 47 anni

Alcuni casi in cui è indicata la terapia familiare:

  • Difficoltà di comunicazione
  • Forti gelosie tra fratelli
  • Disturbi del comportamento (ossessioni; forte aggressività; etc.)
  • Difficoltà scolastiche (bocciature; problemi di condotta; etc.)
  • Dipendenze (tossicodipendenza; alcol-dipendenza; gioco d’azzardo)
  • Disturbi alimentari

Sono previsti percorsi di supporto alla genitorialità, anche in fase di separazione, o post interventi di Consulenze tecniche d’ufficio, con l’obiettivo di aiutare le persone a sperimentare una gestione più funzionale del conflitto e ritrovare un nuovo e sereno equilibrio

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